Tracce nella neve


Muoversi è una fatica, mi sento pesante, chiusa nel guscio della mia nostalgia, nelle parole non dette, nei pensieri nascosti, nei baci non dati.

Le mani bruciano al ricordo del calore della tua pelle, bruciano nel freddo dell’aria delle sensazioni che non proveranno più, mani fatte per carezzare il tuo viso, per cogliere ogni brivido.

I miei occhi stanchi non vedono più che ombre, ombre di ciò che una volta eravamo e di ciò che avremmo potuto essere insieme io e te. Occhi che piangono lacrime gelate che scendendo lasciano scie ghiacciate sul mio viso.

Voltarsi indietro e accorgersi che la mia vita è fatta solo di tracce nella neve

Come ci siamo conosciute


Non ricordo come ci siamo conosciute.
Sarà stato uno di quei primi giorni di un autunno
confuso ancora con l’estate.
Immagino che ci saremo almeno strette la mano,
circondate dalla confusione, dalla gente…
Non ricordo come eri vestita, avrai avuto
un maglione leggero, pantaloni blu…

Non ricordo come erano i tuoi capelli,
se raccolti o sciolti sulle spalle…
Non ricordo quali parole ci siamo scambiate,
suppongo le solite che si usano per presentarsi,
banali, quasi obbligate…
Dettagli che la ragione accantona, lascia svanire,
così, in un soffio.

Ma il cuore batte su altre frequenze,
sente in un altro modo,
percepisce,
va oltre una semplice stretta di mano,
una parola, uno sguardo.
Fa presagire e intuire, sussurra emozioni.
E memorizza l’essenziale.

Ricordo come ci siamo conosciute.
Lunedì di un settembre ancora caldo,
uno di quei primi giorni d’autunno con il cielo
che sembra svanire in un bianco lattiginoso
e le foglie che già si lasciano calpestare…
L’aria tiepida,
una carezza calda che ricorda l’estate appena sfumata.
Il cortile della scuola, il solito vociare sommesso,
i bambini che corrono.

Ricordo una stretta di mano decisa
e uno schietto scambio di sguardi.
Ricordo come eri vestita,
una polo azzurra, jeans, occhiali da sole.
Ricordo i tuoi capelli, per una volta sciolti sulle spalle.
Ricordo la tua risata bella, pulita,
i tuoi occhi scuri carichi di luce,
la tua immediata simpatia,
la tua innata dolcezza.

#SCRIVOPERIMMAGINI


Ritiro in fretta il bucato steso sul balcone, tra poco pioverà, l’aria sa già di terra bagnata. Ogni volta rimango incantata dalla distesa dei tetti delle case, dal Grattacielo, dalla torre del Carlo Felice… Genova da quassù, da questo piccolo terrazzino, è una distesa di tetti.

Immagino i caruggi brulicanti di gente, i ragazzi che si fanno i selfie dalla fontana in piazza De Ferrari, i gruppi di turisti al Porto Antico, gli scalini di San Lorenzo presi d’assalto dalle gite scolastiche. E scorgo la piccola porzione di mare che vedo da qui farsi via via più scura, rispecchiando la tonalità livida delle nuvole.

Le due del pomeriggio, ma dalla finestra entra poca luce. Il cielo sa di temporale. Vuole sfogarsi, l’aria è già troppo calda per essere appena il dieci di aprile.

Insonnolita da questo buio fuori tempo vado in cucina, ho voglia di un caffè. Come sempre passo davanti allo specchio finto antico del corridoio, come sempre mi guardo di sfuggita … Poi in modo più insistente, in quella mezza luce del primo pomeriggio che sa più di anticipato crepuscolo…

Mi ci fermo davanti, non so perchè, indugio di fronte al mio volto riflesso.

Passo veloce una mano tra i miei capelli che sono sempre in disordine, mi guardo ancora. Sì lo so alcuni sono diventati grigi. No, non li voglio tingere. Li voglio così, testimoni di vita. Invecchiati insieme a me, alle mie sensazioni, a quello che è stato. Con una mano mi sfioro la fronte, i segni lasciati dai miei pensieri, da quello che è stato, da quello che è sfumato. Poi scendo fino agli occhi… Sì sono io… quelle occhiaie sempre un po’ grigie…

Senza quasi accorgermi mi sfioro con la mano sinistra la pelle delle guance, poi passo al contorno della bocca, fino al mento… Sì sono io… con le rughe che increspano il sorriso, rimasto quello di sempre.

Sono io con quei miei occhi scuri sempre curiosi, avidi di immagini di vita, pronti a osservare il mondo attraverso il display della mia fotocamera digitale, attenti a scattare fotografie, mille diecimila centomila scatti, mille diecimila centomila emozioni attimi pensieri. Scritti con un clic, letti con gli occhi dell’anima.

Dimentico il caffè, il cielo viola si incupisce. Vado di là, accendo la piccola abat-jour sul mio comodino, apro l’armadio, cerco la scatola delle fotografie di quando…

La coppia


Uhm, decisamente è passato del tempo dall’ultima volta che sono stata in questa spiaggia, là si raggiunge solo dall’acqua o attraverso un sentiero che richiede delle buone doti alpinistiche per percorrerlo e questo la rendeva decisamente isolata, ottima per chi come me ama l’abbronzatura integrale, era difficile trovarci altra gente e ci si conosceva tutti, ma adesso dall’acqua sta arrivando una coppia che non ho mai visto.

Lei è intorno ai 25 anni, un bellissimo corpo, capelli lunghi e nerissimi, occhi coperti da un enorme paio di occhiali da sole dalle lenti nerissime, un cappello a tesa larga, una borsa impermeabile e niente altro addosso.

Lui… lui è il tipico maschio palestrato, spalle larghe, schiena definita, capelli rasati credo chiari, un fondoschiena sodo e muscoloso… un fascio di muscoli ma che si tiene girato di spalle, sembra quasi non voglia guardarmi, sono nuda è vero, ma lo sono anche loro e direi che doveva aspettarsi qualcuno, e non credo di essere così inguardabile, bho forse è un gentiluomo e non vuole mettermi a disagio… ahahahahah se sapesse quanto non me ne può fregare di lui, preferisco decisamente guardare lei a lui!

Si sistemano praticamente dall’altro lato della spiaggia rispetto a me, dalle due borse impermeabili compaiono un piccolo ombrellone e due enormi teli da mare, mi sa che dovrò procurarmene una anche io visto che non sono riuscita a portare nulla se non il costume e il telefono chiuso in una custodia apposta.

Mi rimetto a prendere il sole relegando la coppia e il loro bisbigliare in un angolo della mia testa, quello riservato al “non mi interessa un cazzo”, almeno finché il bisbigliare non è sostituito da una serie di rumori, sospiri e altri versi abbastanza inequivocabili… cavoli i due ci stanno dando dentro tranquillamente in spiaggia incuranti della mia presenza! Mi tocca a far finta di niente, sulle spiagge di naturisti ogni tanto capita… ma…… vabbè questi stanno esagerando! Lei sta praticamente urlando e magnificando le dimensioni di lui e la sua resistenza e la sua forza…… bleah!!!!! 

Lui grugnisce come un maiale… non è un gentiluomo, è solo il solito palestrato, tanti muscoli, tanti attributi, poco di tutto il resto. Però comincio ad essere curiosa, voglio vedere questa “forza della natura, lungo e duro come un siluro” come sta dicendo la sua tipa… mi giro verso di loro mentre cambio posizione per evitare di bruciarmi troppo il seno e li guardo…… ora lo vedo bene anche davanti e devo rivedere il mio giudizio… “tanti muscoli e poco di TUTTO il resto”! Avete in mente i Bronzi di Riace, due alteti dal corpo perfetto ma dalle dimensioni decisamente ridotte? Ecco, è così, solo che è pure in erezione!!! Dea, lei ha una faccia annoiata e sembra decisamente assorta in altro, mi guarda e credo indovini dalla mia espressione attonita quello che mi passa per la testa, fa spallucce e mi sorride…e io scoppio a ridere come una scema.

Due cuori


❤️ ❤️ Due cuori, il mio e il tuo, vicini…… il mio è quello stanco, ferito, tagliato, calpestato, sputato, insultato, pugnalato, deriso… come dici, non si riconosce?

Certo, vicino al tuo è tornato nuovo…

Ti amo

L.