Tre minuti (parte 3)


Entriamo e saliamo le scale, sta al primo piano, io da dietro la vedo ancheggiare sui tacchi e la voglia di carezzarle quel sedere alto e sodo mi prende improvvisa, le appoggio una mano proprio sotto la natica, dove i muscoli guizzano ad ogni gradino, lei ride, io mi sento sciogliere, ma mi lascia fare, sentire i suoi muscoli muoversi sotto la mia mano mentre sale le scale: è meravigliosa. Stringo leggermente la mano sul gluteo e lei mi regala un altra risatina
– Dai che non riesco a salire se fai così – Mi dice sorridendo
– Fermati allora –
Le rispondo senza esitazioni, si ferma sulle scale, le chiavi di casa in mano, mi prende la mano e mi fa avvicinare a lei, sul suo stesso gradino, mi bacia sulla bocca, un bacio quasi violento, mi stringe con le sue braccia fino quasi a soffocarmi. E non posso far altro, se non immaginarmi già nuda, tra le sue braccia, il mio corpo premuto contro il suo, il calore della sua pelle e della sua voglia. La sua lingua nella mia bocca, mi cerca, mi desidera, lo sento, la prendo per i fianchi, un sobbalzo, soffre il solletico? Mi molla di colpo e ride, scappa su per l’ultima rampa di scale e mi lascia li, senza fiato…
– Che fai, non vieni? –
Mi chiede dall’alto, sono frastornata dall’ultimo bacio ma salgo in fretta le scale, lei è già mezza dentro casa e si è già tolta le scarpe, ora mi accorgo di quanto sia alta in realtà, sembra strano ma non lo avevo notato, con i tacchi sembravamo alte uguali, in realtà è più alta di me, che pure io non scherzo.
Entriamo in casa e anche io mi libero finalmente delle scarpe, non amo molto i tacchi alti ma questi sandalini mi stanno così bene che sono disposta a soffrire un poco per portarli!
É una bella casa la sua, classica genovese, ingresso con soffitto stuccato e le porte delle stanze che si aprono tutte intorno, davanti a noi si vede l’arco che porta in sala ed è li che si dirige con passo sicuro.
– Mi aiuti? –
Ma certo! Che avrei dovuto fare? Tutto quello che voleva! Potrei fare di tutto per lei stasera
– Vieni, beviamo qualcosa… ti va?
Io berrei te altro che qualcosa! Si avvicina al mobile bar, prende due tambler alti e ci versa una dose abbondante di un liquore ambrato preso da una bottiglia di cristallo, mi avvicino da dietro e prima che si possa girare verso di me la abbraccio, forte, di sorpresa. Lei appoggia i bicchieri e non si sottrae all’abbraccio, mi prende le mani e le appoggia sui suoi seni incrociandomele, comincio a baciarla dolcemente sul collo, devo mettermi quasi in punta dei piedi per farlo, intanto lei tiene le mie mani ferme sui seni, sento i capezzoli crescere e inturgidirsi nuovamente sotto i miei palmi, lei stringe le mie mani e io stringo i suoi seni, la sento sospirare ad ogni bacio che le do sul collo, spinge il sedere contro il mio bacino e comincia lentamente a strusciarsi contro di me.
Sento l’eccitazione mai sopita crescermi dentro,
– Spogliami, spogliati, no spoglia prima me, mi spoglio io –
Dice un po’ confusa, si slaccia il vestito e lo fa cadere a terra togliendo per un attimo le mie mani da lei, poi le riprende e le rimette al loro posto, sul seno nudo, in un attimo si libera anche del piccolo tanga rosato slacciando il reggicalze, ora posso baciare la sua schiena nuda, esplorarla con la lingua, lei ricomincia a fare le fusa, dio come mi eccita quando fa così!
Faccio scendere le mani sotto il suo seno, lo sostengo, lo accarezzo intanto mi piego sulle gambe per scendere con la bocca verso il suo sedere, mi inginocchio dietro di lei, lei apre leggermente le gambe per sistemarsi meglio in equilibrio e appoggia le mani al mobile davanti a se, scendo con la lingua sulle sue lunghe, lunghissime gambe. Mi soffermo nell’incavo del ginocchio mentre con le mani le accarezzo il ventre piatto scendendo lentamente verso il pube alla ricerca della sua peluria.
Risalgo le gambe a piccoli baci e le mie mani si fanno strada verso l’interno delle sue cosce, morbide, vellutate, arrivo con il viso al solco dei suoi glutei e comincio a leccarle lentamente l’interno di quella vallata, sento il suo profumo, ho voglia di sentire il suo sapore, sento che mi sto bagnando, avrei voglia di toccarmi anche io ma resisto all’impulso, voglio essere lucida per donare a lei il massimo delle emozioni.
All’improvviso lei chiude le gambe e mi fa rialzare prendendomi per i capelli, gli occhi le brillano per l’eccitazione e il desiderio, credo che anche i miei brillino allo stesso modo…
Non dice nulla, mi prende per la mano e mi guida attraverso la sua casa verso le stanze interne, apre una porta e siamo nella camera da letto….
Una camera grande con uno specchio che occupa un’intera parete, una porta finestra che credo dia su un balcone dato che le imposte sono mezze chiuse, e, attaccato alla parete opposta allo specchio, il letto…
Arriviamo mano nella mano fino al bordo dello stesso, lei si mette davanti a me e mi spinge, decisa, facendomi cadere sul piumone.
Il letto è enorme, decisamente più grande di un matrimoniale, io la guardo, nuda, bellissima stagliarsi nella luce della passeggiata ché filtra dalle imposte del balcone che da sul mare.
– Sei bella, lo sai… –
Parole che salgono da sole alle mie labbra che avrebbero solo voglia di perdersi sul quel corpo….
Si avvicina al letto e si sdraia vicino a me, la sua voce è un sussurro
– Abbracciami ti prego –
Non ho bisogno di farmi pregare per farlo, è da quando eravamo in macchina che desidero farlo più di qualunque altra cosa.
Il suo corpo è caldo tra le mie braccia, morbido, vellutato, la passione mi scalda dentro, avrei voglia di perdermi nei suoi baci.
Il suo viso si avvicina al mio, posso vedere le pagliuzze dorate dei suoi occhi, ci baciamo, le labbra unite, infinitamente morbide si dischiudono per permettere alla mia lingua di entrare dentro di lei.
Le sue braccia mi stringono, i nostri corpi si uniscono ancora di più, sento quel suo verso, da gatta, salirle dalla gola, mi eccita da morire, mi sento sciogliere dentro.
Faccio scivolare le mie mani sulla curva della sua schiena e la rigiro in modo che sia sopra di me, ora sento il suo peso sopra di me, la sento schiacciarmi il seno e sento i suoi capezzoli induriti contro la mia pelle.
Le accarezzo il sedere e la schiaccio ancora più contro di me, sento il suo monte di Venere premere contro il mio.
Muove una gamba, la fa scivolare in mezzo alle mie, sento il mio sesso aprirsi e bagnarle la gamba, si stacca dalla mia bocca, mi guarda, sorride e mi dice
– Allora è vero che ti piaccio! Non ero molto sicura –
Prendo la sua testa e la schiaccio in mezzo ai miei seni
– Si che mi piaci! – riesco a rispondere con voce roca.
Le spingo la testa verso il basso, voglio che mi baci, voglio sentire là quella sua lingua, voglio che mi esplori, voglio che mi scopra, voglio goderle in bocca.
Non ho bisogno di insistere, evidentemente è la stessa cosa che vuole lei, scivola con tutto il corpo in mezzo alle mie cosce, mi piega le ginocchia e mi apre, completamente, totalmente nuda per la sua bocca.
Delicatamente apre le mie labbra con le sue lunghe dita, sono bagnata come non lo sono mai stata con nessun’altra.
Esitante comincia ad esplorare il mio sesso con la lingua, ad ogni passaggio sul mio clitoride mi sento scoppiare un urlo, da troppo tempo avevo sognato questo momento, mi inarco e vengo, troppo presto ma non posso farci nulla, l’orgasmo mi scuote, ma non ferma la voglia di lei.
E non ferma neanche lei che continua ad insistere sul mio clitoride, ogni colpo di lingua è una dolce tortura che non voglio assolutamente interrompere.
Chiudo gli occhi, ormai sono completamente in suo potere, sento la sua bocca, la sua lingua esplorarmi dolcemente ovunque, meno male che dovrebbe essere la sua prima esperienza con un altra donna, evidentemente conosce bene il suo corpo e riporta quelle conoscenze sul mio. Sento le sue lunghe dita insinuarsi dentro di me, una, due, tre dita, solitamente non amo essere penetrata così ma la voglia che ho di lei mi fa passare in secondo piano ogni disagio, comincio a stringermi i seni, mi fanno quasi male i capezzoli da tanto sono turgidi, mi piace accarezzarmeli mentre la mia compagna mi bacia, mi piace da impazzire.
Le sue dita dentro di me si muovono lentamente ma con decisione e continuità, sento la sua lingua insistere sul mio bottoncino del piacere e la mia libidine risale a livelli pericolosi, non voglio avere un altro orgasmo, non subito comunque, è ora di ricambiare il piacere che mi sta dando.
Le prendo la testa e la faccio risalire lungo il mio corpo fino ad arrivare a poterla baciare, ha il mio sapore sulle labbra e sulla lingua e la cosa mi eccita ancora di più, stavolta sono io a girarmi in modo da essere sopra di lei e comincio io ad esplorare il suo corpo con la bocca e con la lingua, i suoi bellissimi seni, i suoi capezzoli, piccoli ma duri come delle piccole fragole e dolci del sapore della sua pelle, la pancia piatta e abbronzata, il suo ombelico rotondo e profondo, fatto per essere baciato e poi giù verso le sue gambe e il suo fiore profumato, le allargo le gambe e mi infilo con la testa in mezzo, ora è completamente aperta per me, nuda più che mai, la mia lingua si fa strada tra le sue labbra per cercare il clitoride, gonfio di piacere e bagnato dei suoi umori mescolati alla mia saliva, sento il suo profumo, il profumo del piacere di una donna, mi rendo conto che anche lei è venuta mentre faceva godere me, il suo fiore è aperto e bagnato come un piccolo lago.
Scendo con la lingua sul piccolo pezzo di pelle che separa il suo sesso puro dal piccolo segreto increspato in mezzo alle sue natiche, so che è un punto estremamente sensibile anche se spesso dimenticato nelle esplorazioni del piacere femminile, lei non fa eccezione, la sento sussultare quando arrivo li con la lingua, si inarca, ha un secondo orgasmo, i suoi umori invadono la mia bocca, il suo sapore asprigno mi riempe e mi inebria, non ho intenzione di smettere ma lei comincia ad agitarsi sotto la mia lingua, mi chiede di fermarmi, non so se darle ascolto, la penetro con un dito e lei urla, un altro dito nel piccolo buchino, un altro urlo più forte, insisto con la lingua sul clitoride e muovo le dita con esperienza dentro di lei, quel suo mugolio da gatta si trasforma in una serie di urli, anche io non resisto e infilo la mano libera sotto la mia pancia, comincio a masturbarmi, movimenti circolari sul mio clitoride e puntate improvvise dentro, sono bagnata come non mai, mi sento letteralmente colare, insisto, voglio farla venire ancora e voglio venire anche io con lei, non devo aspettare molto due, tre passate con la lingua e un altro rantolo, forte, la sento contrarsi intorno alle mie dita e sento che anche io sto venendo con lei, non resisto mi stacco dal suo clitoride e lascio che il mio piacere esploda insieme a lei……
La guardo, è sudata, la sua pelle luccica, mi butto di fianco a lei e ci abbracciamo, un ultimo bacio, per farle sentire il suo sapore dalla mia bocca e languidamente ci accoccoliamo una vicina all’altra, ci copriamo con il piumone, la sua testa appoggiata al mio petto, un mio braccio a sostenerla, dopo qualche minuto sento il suo respiro farsi regolare e profondo, dorme.
Io non riesco a rilassarmi; avere lei a fianco, nuda, in casa sua, una situazione che sognavo da tempo e che adesso che si è realizzata…. ancora non mi pare possibile, sento il suo sapore sulle mie labbra, il suo profumo nelle mie dita, i suoi capelli solleticarmi il petto, la sua pelle calda contro la mia, il suo respiro regolare, è tutto perfetto e proprio per quello mi sento così nervosa, vorrei parlarle, capire se anche lei prova le mie stesse sensazioni, emozioni, capire se per lei questa iniziazione all’amore saffico è stata solo una parentesi o cosa, capire cosa provo realmente per lei a parte la tremenda attrazione fisica…. Già capire cosa provo io non è facile, so di non amarla, almeno credo, so di desiderarla, almeno credo…
No in realtà non so nulla non sono neanche sicura di sapere bene cosa ci faccio qui. La guardo dormire, si muove nel sonno, sussurra un nome ma… Non è il mio, è un nome maschile, Marco, e poi il mio… Già, so chi è lui, me ne ha parlato durante la cena, il suo “ragazzo”, ma cosa credevo, che mi avrebbe sostituita a lui? No, anche se ha sussurrato il mio di nome so che non è a me che pensava, almeno non completamente. Io a lei invece mi sono data, tutta e senza dubbi, lo rifarei in ogni momento, questo devo dirglielo…
No, non credo che le dirò mai nulla di tutto questo, forse è meglio così…. Forse è meglio che non cerchi di rompere quest’incantesimo con un rapporto che potrebbe non portarci da nessuna parte….
Silenziosamente e cercando di non svegliarla mi sposto, le appoggio la testa su uno dei morbidi cuscini e mi alzo da questo letto enorme, un attimo per riprendere l’equilibrio e comincio a cercare i miei vestiti sparsi per tutta la casa, non che avessi molto addosso, sistemo le calze, che non ho tolto, non trovo il mio reggicalze….le mutandine? Ah eccole, le rimetto, sono ancora bagnate, come me d’altronde, il mio tubino, ammucchiato davanti al mobile bar, la pochette, ma come diavolo ha fatto a finire sotto il divano?
Mi manca una scarpa, no eccola, devo averla tirata io sul divano del salotto o lei…non ricordo. Ecco, ora sono a posto; ho trovato tutto tranne il reggicalze, quello non so proprio dove possa essere, penso che lo lascerò a lei, mi affaccio alla camera da letto, lei dorme, si gira verso di me e fa ancora una volta quel suo verso da gatta, mi si intenerisce il cuore, entro piano in camera e la bacio sulla fronte, lei si gira, dice piano il mio nome ma non si sveglia, chissà cosa sogna…. chissà chi sogna….
Lentamente mi allontano dalla camera, apro la porta principale ed esco nella notte, fa fresco, chiamo un taxi dal telefono e aspetto, 3 minuti per zebra 8……

Tre minuti ancora solo tre minuti.

Tre minuti (parte 2)


All’improvviso si volta verso di me, avvicina il suo volto al mio, ora il suo profumo mi circonda, sento nuovamente il suo alito profumato di fragola, mi bacia sulle labbra, all’improvviso con forza, quasi con rabbia, sento le sue braccia stringermi e bloccare le mie dietro la schiena, le sue mani si serrano intorno ai miei polsi, sento i suoi bracciali tintinnare contro il mio orologio.
Non posso muovere le braccia, vorrei abbracciarla ma lei me lo sta impedendo, continua a baciarmi, a tenere le sue calde labbra contro le mie, sento la sua lingua cercare di forzarle, ma non ha bisogno di farlo, le dischiudo e lascio che la sua lingua si insinui dentro la mia bocca, la sento danzare con la mia, farsi sempre più audace, spingersi fino in fondo alla mia gola, soffocarmi quasi, per poi tornare indietro e invitarmi ad entrare nella sua bocca, spingo anche la mia lingua dentro per giocare io questa volta con lei, lei me la blocca con i denti, stringe appena…sento un brivido improvviso nella schiena, mi sento cedere le gambe. Se non fossi leggermente appoggiata al muretto sarei sicuramente caduta, le sue mani stringono ancora di più i miei polsi, mi fanno quasi male, mi spinge indietro le mani per farmi indietreggiare, mi appoggio al muretto completamente, sento il freddo della pietra attraverso il mio vestito farsi largo fino alla pelle, un altro brivido mi scuote accompagnato da una leggera stretta dei suoi denti sulla mia lingua.
Finalmente mi lascia i polsi ma non la lingua che continua a tenere stretta tra i suoi denti, fa scivolare le mani lungo i miei fianchi e mi attira a se, sento il suo corpo aderire al mio, i suoi seni schiacciare i miei e il suo bacino contro il mio, insinua una gamba tra le mie in modo che io le debba aprire e far salire leggermente il vestito, io passo le braccia intorno al suo corpo e comincia ad accarezzarle la schiena attraverso quel suo vestito color panna……
Ci stringiamo forte e finalmente i suoi denti lasciano libera la mia lingua, libera di cercare la sua dentro la bocca e ora tocca a me giocarci e spingere la mia fino in fondo alla sua gola. Faccio risalire una mano dalla schiena fino a quel suo collo che ho desiderato dall’inizio della serata, le mie labbra lasciano le sue, con la mano le spingo dolcemente la testa all’indietro e le bacio il collo……
Quel collo è come me lo ero immaginato fin dalla prima volta che la vidi, morbido, vellutato, caldo, immergo la faccia per assaporarlo completamente, inebriarmi del suo profumo di rosa e spezie orientali, da cui traspare anche il leggero odore muschiato della sua pelle ambrata dal sole.
La sento rabbrividire e non certo per il freddo, la sento stringersi più forte contro il mio seno.. geme, un suono basso, melodioso, continuo, somiglia più alle fusa di un gatto che ad un gemito……..e si stacca da me, fa un passo indietro, la vedo come splendere in quel suo vestito, mi guarda e mi sussurra,
– Vieni, torniamo in macchina, vuoi? -.
Devo ricompormi, sento che se mi stacco dal muretto potrei anche cadere, mi sento calda ma ho la pelle fredda come il ghiaccio…mi stacco lentamente dal muretto, una vertigine, appoggio una mano, mi faccio coraggio, raddrizzo la schiena e mi muovo verso di lei e la macchina. Non mi aspettavo di avere questa reazione, è stato tutto troppo improvviso, un sogno che si è realizzato in un attimo, mi sento stordita ma anche lei barcolla leggermente sulle sue lunghe gambe…….
Torniamo in macchina e ci infiliamo dentro, la macchina è fresca, evidentemente l’autista ha lasciato il condizionatore in funzione, forse anche troppo fresca, sento i miei capezzoli farsi duri e spingere contro il tessuto del vestito, non portando il reggiseno la cosa è molto visibile e mi accorgo che lei mi sta guardando, lei ha il reggiseno ma il freddo le fa lo stesso effetto ed è ugualmente visibile sotto il suo vestito, la guardo leggermente divertita e le indico prima i miei capezzoli e poi i suoi…lei sembra rendersi conto solo in quel momento di avere lo stesso mio…problemino…e si mette a ridere mentre chiude la portiera. Di nuovo quella sua risata argentina…di nuovo i brividi lungo la schiena……
L’autista chiede dove deve andare, io e lei ci guardiamo e diciamo di andare dove vuole purché ci metta molto tempo per farlo…..l’auto parte silenziosa e stavolta sono io che che mi butto sulla sua bocca e comincio a baciarla con forza forzando con la mia lingua il castello della sua bocca per ritrovare la sua lingua con cui giocare.
Le mie mani cominciano ad accarezzare dolcemente i suoi fianchi partendo dalle cosce per arrivare dove il reggiseno raddoppia lo strato di tessuto, le sue mani mi cercano, impacciate accarezzano il mio corpo, mi rendo conto che lei non deve aver mai accarezzato una donna prima di ora, tentennano sul mio corto vestito, si insinuano sotto a cercare, trovano il mio reggicalze e slacciano un gancetto, le sento sulla mia pelle e ad ogni tocco mi sento bruciare. Il suo vestito leggermente più lungo mi impedisce di capire subito cosa porti sotto ma le mie mani sono più esperte, riconoscono anche attraverso il tessuto, un altro reggicalze, molto simile a quello che porto io.
Siamo praticamente sdraiate sul grande divano posteriore dell’auto, io sopra di lei, sento che cerca di togliersi un sandalo in modo da poter mettere almeno una parte delle sue lunghe gambe sul divano, mi stacco dalle sue labbra e comincio ad esplorare con la lingua il suo lungo e dolce collo, sono immersa nei suoi capelli e la sento gemere piano, di nuovo quel verso basso e melodioso di prima, sento che quel verso mi sta eccitando moltissimo, porto una mano dal fianco su, verso i suoi seni, e con il palmo passo a sfiorare quei suoi capezzoli duri e non solo più per il freddo, per farlo devo spostarmi leggermente proprio sopra di lei, come lo faccio sento una sua mano cominciare ad accarezzarmi le cosce fino ad arrivare al sedere alzando completamente il mio vestito.
La sua mano mi stringe un gluteo e la mia si serra automaticamente sul suo seno, un altro di quei suoi melodiosi gemiti, accompagnato da uno dei miei urletti stavolta, adoro quando mi toccano il sedere….
Mi stacco dal suo collo e la guardo, le brillano gli occhi, quei suoi grandi occhi…..mi ci perdo per un attimo, sono come un mare in cui è facile perdersi, “forse sarebbe meglio non rovinare troppo i vestiti, che ne dici?” non so se l’ho solo pensato o se l’ho anche detto, lei mi guarda, uno sguardo grande e poi fa cenno di si con la testa, allora l’ho detto…. porto le mani dietro la schiena appoggiandomi completamente al suo petto per slacciare il gancetto del vestito ma lei mi precede, rapida mi fa scendere la zip e mi chiede di aiutarla a fare lo stesso, ci sediamo un attimo, si gira offrendomi la schiena e tirandosi su i capelli per permettermi di vedere il gancetto da aprire, vedo il suo collo e non so resistere, porto il mio viso verso di lei e comincio a baciarla partendo dall’attaccatura dei capelli intanto il gancetto salta e la zip si apre sotto le mie mani, le faccio scivolare il vestito in modo che cada e che si raccolga su i suoi fianchi, lei con una abile manovra lo fa scendere completamente e lo lascia sul pavimento della macchina, mi allontano un attimo dal suo collo per poterle guardare la schiena attraversata dal reggiseno bianco, dal reggicalze anche lui bianco e dal piccolo perizoma rosato, vedo anche le sue lunghe e bellissime gambe fasciate da quelle calze panna come il vestito trattenute dalle quattro bretelline del reggicalze, è una statua, soda ma morbida nei punti giusti, rotonda quanto basta, con la pelle vellutata e profumata. Lascio che il mio sguardo vaghi sul suo corpo e poi tolgo il mio vestitino di paillettes rimanendo a seno nudo, con il mio reggicalze di pizzo nero e le calze anch’esse nere.
Solo quando mi trovo così mezza nuda mi rendo conto che davanti c’è l’autista…un occhiata allo specchietto mi conferma che ci sta guardando, e che sta guardando il mio piccolo seno nudo. Beh non mi importa che lo guardi pure e che ci guardi anche mentre giochiamo, non mi da fastidio, sicuramente invece a lui i pantaloni tra un po’ daranno molto fastidio, mi scappa un risolino.
Lei mi guarda, sembra sorpresa di vedermi a seno nudo, temo che se le aspettasse più grandi, guardo il mio seno e poi il suo, lei mette le mani dietro la schiena e con un solo fluido movimento si toglie il reggiseno e lo butta davanti
– Così siamo pari, senza tu, senza io –
I suoi seni sono incredibili, pieni, tondi, sodi e con un capezzolo grande e già molto duro, quasi come i miei che mi fanno male da tanto si sono induriti guardando i suoi.
Lei si fa avanti e si avvicina a me, mi butta le braccia intorno al collo e mi stringe a se, sento la sua pelle contro la mia, il calore del suo corpo contro il mio, i suoi seni schiacciano i miei, anche io la abbraccio prendendola per la vita e assaporando la pienezza delle sue forme con le mie mani.
Mi prende i capelli e mi costringe a piegare la testa all’indietro, ora tocca a lei esplorare il mio corpo, prima piano, con titubanza, quasi timorosa, poi sempre più convinta ed audace, spinge la sua bocca sul mio collo e la sua lingua comincia a solleticarmi la pelle, mi morde leggermente, appena sotto la mascella e a me sfugge un gridolino, non mi sento più la forza di stare dritta e lentamente scivolo all’indietro lasciandomi cadere sul sedile, lei continua a baciarmi il collo e mi segue nella caduta fino a trovarsi sopra di me con tutto il corpo, il suo dolce peso schiaccia il mio torace e i miei seni lasciandomi senza fiato. La sua bocca si fa sempre più audace e piano piano scende dal collo, comincia a sfiorare la pelle tra i seni e poi la bacia, con avidità, sento la sua bocca nel solco che divide le mie tette e sento le sue mani farsi ancora più vicine a esse, con il palmo delle mani spinge i miei seni dall’esterno contro il suo viso in modo da affondare tra di essi, non riescono a coprire il suo volto, sono troppo piccole purtroppo e quindi lei le spinge ancora di più, fino a farmi provare un doloroso piacere, mi sfuggono altri gemiti uno per ogni affondo della sua lingua sulla mia pelle, sento il mio respiro accelerare, non posso fare a meno di prenderle la testa con le mani e guidare la sua bocca la dove io voglio che vada, lei ubbidisce docilmente e sposta piano piano la lingua, le fa risalire la piccola curva del mio seno ed arriva a lambirmi l’aureola del capezzolo destro, un morso, un urlo.
Voglio la sua bocca intorno al mio capezzolo, subito! prendo la sua testa tra le mani e la guido sopra il seno e la sua turgida estremità, lei lo guarda per un attimo e poi lo fa sparire con un succhiotto nella sua bocca…..mi sento sciogliere, ansimo, sposto le mie mani sul suo sedere e lo schiaccio contro di me, lei lascia un attimo il capezzolo e fa un grande sospiro per ributtarsi subito dopo su di me.
Sento i brividi scuotermi il corpo e una piacevole sensazione di calore si diffonde dal pube a tutto il corpo, sto ansimando e gemendo ad ogni suo piccolo movimento, le mie mani cercano la morbidezza del suo sedere scoperto, si insinuano tra i suoi glutei alla ricerca del piccolo lembo di tessuto che dovrebbe coprirli e proteggerli ma che invece lo lasciano ancora più scoperto e sensuale lo trovano e comincio a giocarci, tirandolo verso l’alto e sollevando il minuscolo tanga, ora anche lei smette di baciarmi per emettere nuovamente quel suo basso gemito di piacere profondo, faccio scendere le dita lungo le sue mutandine per arrivare dolcemente li dove si sono bagnate del suo nettare del piacere
Approfitto del suo sollevamento per ribaltare la situazione, ora sono io che sento il bisogno di esplorare il suo corpo con la mia bocca mi sollevo sui gomiti e la costringo a mettersi di schiena sul divano della macchina, sono in mezzo alle sue cosce e le sue lunghe gambe arrivano una fino al lunotto posteriore mentre l’altra si sporge tra i due sedili anteriori arrivando a lambire la leva del cambio
La bacio appassionatamente sulle labbra, lei cerca di insinuare la sua lingua nella mia bocca ma io mi ritraggo velocemente prima che riesca a farlo, la guardo, è bellissima, così sdraiata sembra Venere fatta persona per il piacere degli umani, lentamente comincio ad accarezzarle il corpo con le mie mani, partendo dal suo ventre piatto per risalire lentamente fin sotto i suoi alti e sodi seni, indugio in quella parte di pelle che sta solitamente coperta dal reggiseno e compressa dai ferretti, è una parte sensibile lo so e infatti lei ricomincia con quel suo suono profondo, che comincia ad eccitarmi in maniera devastante. Nuovamente mi sento bagnare le cosce del mio stesso miele……..lentamente risalgo con una mano sul seno fino ad arrivare a lambire l’aureola del capezzolo, qui la pelle è increspata dal piacere intenso che capisco sta provando.
Mi metto a cavalcioni sulla sua pancia in modo da avere tutte e due le mani libere e a palmo aperto comincio a sfiorare entrambi i capezzoli per farli salire e irrigidire, pronti per essere assaggiati dalla mia bocca, sono due fragole sotto le mie mani, due fragole sode che non vedo l’ora di poter assaggiare per sentirne la consistenza e il sapore, mi piego sopra di lei fino a sfiorare con i miei capezzoli i suoi, quando si toccano lei si inarca verso di me, il suo gemito diventa forte e il suo respiro rapido. mi inarco per passare con il viso il più vicino possibile a quelle sue bellissime e rosee colline ma senza toccarle, compito che lascio alla mia lingua che faccio sporgere dalla bocca appositamente, uno, due, tre passaggi in questo modo e poi un solo veloce tuffo in mezzo alla valle che divide le sue colline, la mia lingua risale e arriva al capezzolo, un solo movimento della testa e finalmente la fragola scompare dentro la mia bocca….è duro e al contempo morbido, sa di limone, come la sua pelle, e sento il suo profumo di rosa….mi sembra di svenire, e mi sento più bagnata che mai….lascio quel dolcetto di carne e ricomincio l’esplorazione del suo corpo per scoprirne i segreti e capirne le voglie, so che per lei è la prima volta alla coorte di Saffo e non voglio ne spaventarla ne deluderla, voglio che tutto sia il più dolce e naturale possibile e che sia lei ad abbandonarsi nelle mie braccia, alzo la testa dal suo ombelico e la osservo, occhi socchiusi, un dito in bocca, la mano stretta a pugno…è bellissima e a me viene voglia di continuare a baciarla per sempre.
Continuo a scendere con la lingua verso il suo minuscolo tanga, lo lambisco, lo prendo tra i miei denti e lo tiro dolcemente verso il basso, sento il suo profumo di donna arrivare potente alle mie narici e sento che la mia voglia aumenta, voglio tuffarmi in quel mare umido di piacere, scoprire il suo sapore nascosto…
Lei mi prende la testa, mi blocca, in un sospiro dice
– Ti prego, non qui, andiamo da me! –
Mi fermo, faccio una grande fatica a farlo, devo dominare la mia passione….sollevo la testa e rispondo di si…..
La guardo negli occhi, capisco che anche la sua voglia è tanta e a stento repressa, da l’indirizzo di casa con voce roca all’autista e io aggiungo
– Fai in fretta! –
Ci guardiamo, io le sorrido
– Meglio se rimettiamo i vestiti allora, non credi? –
Ci rivestiamo in qualche modo, il suo reggiseno non si trova, deve essere finito sotto i sedili, fa niente, resterà senza, è uno spettacolo vedere il suo seno coperto dal vestito e saperlo nudo……
La macchina corre veloce per le strade buie di Genova e ci porta a destinazione in fretta, mi sento bollente, il viso in fiamme e non solo quello…..guardo lei e capisco che la cosa è reciproca, ci teniamo per mano e le nostre dita continuano ad intrecciarsi e a sfiorare i polsi, non so perché ma questo movimento delle dita mi sta eccitando sempre di più, brividi elettrici corrono lungo la mia schiena e mi provocano un languore assoluto nelle parti basse……non parliamo più, non ho più il coraggio di guardarla, so che le salterei nuovamente addosso, il suo profumo è dolorosamente presente intorno a me e acuisce la mia voglia di lei.
Arriviamo da lei, una bella villettina bifamiliare nelle vicinanze di Pegli, giardino curato e vialetto di ingresso, lei armeggia nella piccola borsa per trovare il comando del cancello, ma la sua macchina? Non mi pareva fosse venuta con l’auto in centro, forse mi sbaglio. Il cancello si apre silenzioso e la macchina scivola nel parcheggio
– Devo aspettare qui? – chiede l’autista…
Ci guardiamo, a me scappa un risolino nel vedere gli occhi maliziosi di lei
– No, vai pure io mi arrangerò –
Vedo un moto di delusione nel viso del mio autista, direi che lo spettacolo che gli abbiamo offerto in macchina è piaciuto e probabilmente avrebbe voluto rimanere per vedere altro…ma no! Da qui in poi è una cosa privata tra me e lei, niente spettatori, consapevoli o meno.

Tre minuti (parte 1)


Non sono mai stata attirata dalle mie colleghe di lavoro, ho sempre pensato che le relazioni sul posto di lavoro fossero una cosa da evitare per un sacco di motivi non ultimo, quello della gelosia che si genera all’interno di un gruppo di lavoro dove le persone hanno la tendenza a spettegolare su tutto e tutti, eppure con lei ho sempre avuto un feeling particolare, forse perché ne venivamo da esperienze simili, stessa formazione scolastica, stesse passioni sportive, stessa voglia di divertirsi….
Lo sapevo che prima o poi qualcosa sarebbe anche potuto succedere tra noi due ma sapevo anche che lei non era omosessuale e questa consapevolezza mi ha sempre frenata sia nei pensieri e nelle azioni, quindi non mi aspettavo proprio quell’invito a cena fuori noi due, sole…e poi il dopo cena…….
Abbiamo parlato tutta la sera prima al ristorante e poi al piano bar, è stata un interessante scambio di vedute, si è parlato sopratutto di noi e dei nostri problemi, non è la prima volta che usciamo insieme, ma è la prima che ci ritroviamo tutte e due vestite da sera nel dopocena, i nostri vestiti fanno uno strano contrasto, io in nero, lei in panna, viste da lontano siamo uno strano effetto cromatico, così sedute al basso tavolino del bar, con le teste che quasi si sfiorano e i due vestiti così in antitesi.
Abbiamo preso un paio di aperitivi, non particolarmente forti ma molto profumati e che lasciano un ottimo sapore fruttato in bocca, il mio sa di albicocca, il suo, lo scoprirò dopo, di fragola.
La serata sta scorrendo piacevolmente e i nostri discorsi vanno inevitabilmente a cadere sull’intimo, lei non sa, o perlomeno non è sicura, che io sia lesbica, di me sa solo che ultimamente non ho frequentato nemmeno un solo uomo io di lei invece so un sacco di cose, è da tempo che vorrei uscire con lei, sono molto attratta sia dal suo modo di pensare che dal suo corpo, statuario, perfetto.
Intanto che parliamo mi scopro sempre più spesso a spiarla di sottecchi, a guardarle la morbida curva del collo, le orecchie così splendidamente esaltate dai lunghi pendenti degli orecchini, il suo volto perfettamente ovale, lo spazio tra i suoi seni, così tanto più grandi dei miei…. ci confidiamo alcune cose, scopro che da tempo non ha una storia “seria” con un uomo, ma ha un amico a cui tiene molto e che vorrebbe potesse diventare qualcosa di più, è molto confusa, Marco, così si chiama, le ha fatto molte proposte ma anche dato alcune fregature difficili da digerire e il suo atteggiamento non è chiaro ed è molto amareggiata nei confronti di alcuni colleghi che hanno fatto pesanti apprezzamenti su di lei.
– Quei maiali, l’altro giorno mi guardavano il sedere così tanto che sembrava volessero portarmelo via a morsi! –
inutile dire che c’ero anche io a guardarle il sedere, ma di me non si è accorto nessuno, in questo noi donne siamo decisamente più discrete…
– Non ti curare di loro, sono tutto fumo e niente arrosto, non credo che nessuno avrebbe il coraggio di toccarti – io invece lo avrei eccome il coraggio!
Si fa tardi, l’auto è pronta per venirci a prendere e l’autista ci sta aspettando fuori dal locale.
Usciamo a braccetto e a vederci uscire penso che siano in molti i maschietti che stanno sbavando dietro ai nostri ondeggiamenti accentuati sia dai vestiti che dalle gambe lunghe e ben tornite che possiamo sfoggiare tutte e due, entriamo in macchina, saliamo dietro, sul grande divano posteriore, una vicina all’altra e la macchina parte.
L’autista ha come disposizione di portarci a fare un giro panoramico sulle alture di Genova e si avvia tranquillo su per i bricchi.
Piccola divagazione: a Genova chiamiamo “bricchi” le alture che incorniciano e sovrastano la Superba, non è un nome dispregiativo, direi più un modo affettuoso che abbiamo noi genovesi per identificare le colline verdi che sono il naturale polmone della nostra bella città
La strada si dipana sinuosa verso l’alto, verso il Righi e la circonvallazione a monte, ad un tratto, per evitare una macchina apparsa come dal nulla da un caruggio laterale, l’auto da una sterzata e fa finire lei praticamente tra le mie braccia.
Subito si risistema con un risolino divertito, io ho sentito la morbidezza dei suo seno contro di me e ne sono turbata……e tanto anche, mi sembra che si avveri un mio recondito desiderio….
Le curve sono molte per arrivare al Righi e alle sue terrazze panoramiche e cominciamo un gioco da bambine, ad ogni curva una va addosso all’altra stringendola tra le braccia, ridiamo come due adolescenti, lei ha una risata argentina come una cascata di primavera e a me vengono i brividi ogni volta che la sento e ancora di più ogni volta che si stringe contro di me
Ad ogni curva sento il suo corpo urtare il mio, il suo seno sfiorare la mia pelle i suoi lunghi capelli intrecciarsi con i miei, respiro il profumo intenso di rosa che hanno e immagino come potrebbe essere passare le mie dita in mezzo a quella profumata massa in costante movimento.
Un ultimo tornante, più accentuato degli altri, lei finisce tra le mie braccia e io contro la portiera, rimaniamo ferme tutte e due, abbracciate, allacciate in un intreccio di braccia e gambe, ci guardiamo e per un momento il mondo si ferma intorno a noi, non siamo più nella macchina che sta lentamente salendo verso quegli immensi panorami tra i monti e il mare, siamo sole io e lei, ognuna stretta tra le braccia dell’altra senza più nient’altro intorno.
Ci fissiamo intensamente negli occhi i suoi sono verdi, profondi ammalianti, quante volte mi sono persa pensando a quei suoi occhi, quante volte ho desiderato quel suo sguardo intenso, e ora, lei è li tra le mie braccia e quei suoi occhi è me che stanno guardando.
Potrei perdermi per tutta la vita in quegli occhi….si socchiudono e finalmente riesco a distogliere lo sguardo, sento le sue mani stringermi il vestito, vedo le sue labbra carnose schiudersi, sento il profumo di fragola del suo alito, mi sento come svenire, socchiudo gli occhi anche io e seguendo il sottile filo del suo respiro, accosto le mie labbra alle sue.
Lei non si ritrae, lascia che le nostre labbra si incontrino dolcemente, naturalmente, la sua testa si piega leggermente di lato consentendomi di spingere più vicino le nostre bocche, le sue mani mi stringono più forte la schiena e i nostri respiri si fondono in uno solo.
La stringo dolcemente anche io beandomi del contatto tra i palmi delle mie mani e la sua schiena coperta dal morbido tubino color panna.
Non so quanto tempo passiamo in quella posizione, senza fare niente altro che tenere le nostre labbra una su quelle dell’altra, un minuto, un ora, forse l’eternità, ma quel momento è destinato a finire, un’altra curva e l’incantesimo si spezza, veniamo sballottate dall’altro lato dell’auto, i nostri corpi, fino ad un secondo prima fusi uno nell’altro, si staccano di colpo, ci guardiamo, sguardi imbarazzati….
– Scusami, ma la macchina… –
Comincia lei ma le parole le muoiono in gola; lo sa, ha capito, lo capisco da come mi guarda, quello sguardo a metà tra l’imbarazzo e il dispiacere, come se fossi malata o comunque diversa.
Si gira e guarda fuori dal finestrino mormorando delle inutili scuse…. Io non capisco più niente, vorrei abbracciarla di nuovo, dirle che è tutto a posto che non mi ha fatto niente, che ci sono abituata….niente, riesco solo a fissare l’adorabile curva del suo collo….Sono una scema!!!!
Andiamo avanti con l’auto fino alla spianata del Righi e proseguiamo su verso il Forte Sperone, la strada è stretta ma le curve sono finite. Ora siamo immersi nel buio più assoluto, l’unica fonte di luce sono i due lunghi fasci proiettati dai fanali dell’auto. l’autista si ferma nel grande parcheggio affacciato da un lato sul Parco del Peralto e dall’altro sulla valle attraversata dalla A12 e su tutta la parte centrale di Genova.
Scende, la seguo, mi avvicino, vorrei prenderla per mano, invece mi limito a sfiorare con le mie dita le sue, non le ritrae.
Arriviamo fino alla spalletta che delimita il parcheggio dal lato dell’autostrada, lei si appoggia con i gomiti al muretto e guarda oltre, io mi metto vicino a lei nella stessa posizione, nuovamente quella strana antitesi di colori, io quasi invisibile nel nero del mio vestito, illuminato a tratti dalle stelle sugli strass, e lei una bianca apparizione nella notte. Sento il suo sguardo su di me, non so se girarmi verso di lei o restare ferma, decido per la seconda. La sento vicino a me, riesco a sentire il suo profumo delicato ma penetrante, sento il ritmo del suo respiro e il rumore assordante del mio cuore che batte a mille, ho quasi paura che lo possa sentire anche lei. Giro la testa per guardarla, nel buio si intravede solo la sua silhouette stagliarsi contro le massicce mura chiare del forte, il suo nasino, il profilo delle sue dolci labbra, il mento e la sensuale curva della sua gola…..
– Perché siamo qui?-
– Dove altro vorresti essere, scusa?-
– Non lo so, non so neanche perché l’ho fatto, ho sempre creduto di essere etero, invece…. –
– Perché? Ti da così fastidio aver baciato un altra donna? –
– Si, no,…. non lo so davvero… –
– Non mi sembra che non ti sia piaciuto…-
– No, si, cioè certo che mi è piaciuto… hai delle labbra fantastiche! –
– E allora dove è il problema? –
– Problema…. no, no… non è un problema è solo che….. non lo so, non mi aspettavo, non credevo che tu…. che io….. che noi…… insomma…. Baciami e basta! –
– Non ho intenzione di farlo ancora se non sei convinta, capirò se non mi vuoi più vedere…. ci starò male magari, ma capirò, non è la prima volta e so che non sarà l’ultima….. –
– Non dire cazzate! Io voglio baciarti e non solo quello! –
– Sei sicura? –
– Si…… baciami scema! –