Di notte


Questa è la prima sera in cui sento caldo a letto nonostante abbia poco o niente addosso.

Mi sto rigirando nel lenzuolo umido di sudore e non so davvero più come stare per avere un minimo di sollievo, eppure ho anche la finestra aperta…. è proprio da quella finestra che mi arrivano dei rumori non esattamente sconosciuti, gemiti, sospiri, rauche urla, mi pare evidente che mentre io cerco di dormire, qualcuno si sta divertendo, un po’ sono invidiosa, avrei anche io voglia di emulare, ma purtroppo mi manca il modo…sono single da un po’….

La performance sta andando avanti da qualche minuto e io ascoltandoli devo ammettere che mi sto eccitando parecchio, mi sento umida tra le cosce e non solo per il caldo, tolgo le mutandine, ultimo indumento rimastomi addosso, e mi sistemo con le gambe larghe e un cuscino dietro la schiena, ho voglia di godermelo meglio questo inaspettato filmino uditivo porno.

Lei geme forte e io mi inumidisco un dito in bocca prima di portarlo sul clitoride, lui grugnisce e il letto cigola, io comincio con dei piccoli cerchi proprio sul clitoride, lei fa un urletto e dice “ancora”, io mi carezzo le piccole labbra ormai bagnate, il letto sbatte contro il muro e lei urla “più forte”, io mi infilo due dita nella vagina sempre più bagnata e le spingo in fondo, lui la chiama puttana, lei ride, geme forte e gli dice “fottimi allora!”, io muovo le dita dentro e fuori con le gambe allargate al massimo e il bacino spinto verso l’alto

Le mie dita si muovono al ritmo dei loro colpi sul letto, sempre più veloci, ora ho le dita di una mano dentro mentre con l’altra mano mi sto massacrando il clitoride, comincio a gemere anche io come i due protagonisti del mio film porno privato.

Lei comincia ad dire “si, si dai, vengo, vengo”, lui grugnisce, a me sta montando un orgasmo pazzesco….continuano a darci dentro e io con loro, ad un certo punto lei urla, lui pure e io con un ultimo affondo, vengo…..

Ora non li sento più, sono sempre sudata, ma almeno adesso ho un buon motivo per esserla….

Tempo


Insegui una giornata senza tempo

Sicura della tua sostanza

Debole nelle tue paure

Porti con te solo il tuo pensiero

Che a lei si rivolge senza timore

Eppure nel tuo tempo non c’è la sua presenza

Tempo che non ti appartiene più senza lei

Tempo che sfugge tra le dita

Di una giornata senza tempo

Colori scuri e acqua


Ombre scure sotto gli occhi, segnati dalle lacrime mai versate per un cuore mai completamente riparato.

Mente offuscata da pensieri che non hai il coraggio di trasformare in realtà, che ti rendono pesante anche il solo respirare.

Corpo che non senti più tuo, non lo hai mai sentito tuo, ma lei era riuscita quasi a farti credere il contrario.

Così sono io adesso, un impasto di colori scuri e acqua.

DNA


Fatta della stessa materia dei sogni
Definita dai miei incubi
Racchiusa nei muri della mia solitudine
Individuo nella moltitudine di facce sconosciute
Sempre alla ricerca di qualcuno che non c’è più 
Come le onde mi infrango sulla riva di una spiaggia desolata e come le onde mi ritiro nel mare dell’oblio chimicamente indotto
Salvarmi non è nel mio fato, distruggermi è nel mio DNA…

Il triangolo


“Bleah!” – pensò, mentre il tipo veniva in bocca alla ragazza stesa per metà sopra di lei, grugnendo e agitandosi come un animale in calore, cosa che peraltro era. 

Ma lo schifo lei non voleva dimostrarlo, preferendo rimanere a succhiare uno dei bellissimi capezzoli come fosse un biberon e a muovere sapientemente le sue due dita profondamente inserite in quell’anfratto di piacere, a cui l’uomo aveva dedicato così poca attenzione, roteandole e carezzando l’interno umido e pulsante di quella dolce e bellissima ragazza, che ora stava ingurgitando lo sperma di lui, confidando che i deliziosi mugolii di piacere che emetteva fossero il prodotto delle sue dita e non dell’esito finale del pompino.

D’altra parte l’aver accettato di prendere parte alle performance sessuali di quella coppietta – lo sapeva sin dal primo momento – avrebbe comportato dei rischi. Soprattutto quello di trovarsi per caso, o per presunta sbadataggine, il pene del giovanotto infilato in una delle sue proibite aperture, cosa che, per fortuna, non le era capitata per quasi tutta la durata dell’incontro fino a quando il giovanotto lo aveva sfilato dal grondante fiore della sua ragazza ed era rimasto come congelato in una sorta di posa plastica, con l’attrezzo duro e lucido degli umori della sua bella a due centimetri dalla sua faccia, lasciando chiaramente intendere che voleva che glielo prendesse in bocca.    

L’eventualità che il ragazzo se la prendesse a male e che, al punto in cui erano arrivati con le due donne avvinghiate in un bagnato 69, mandasse tutto per aria, era molto concreta perciò aveva ceduto, succhiandoglielo e leccandoglielo un po’ per poi afferrarlo alla base e ridirigerlo dentro il sesso grondante dell’altra che però presto aveva dovuto trasferirlo in bocca per evitare spiacevoli conseguenze visto che il ragazzone sembrava deciso a prendersi il suo piacere senza curarsi troppo di darlo ad almeno una delle due…    

Perché, una lesbica quale lei era, amante di belle donne altrettanto omosessuali ma anche non, era stata costretta ad assoggettarsi allo stereotipo di un triangolo? Be’, la ragazza sopra di lei era giovane, bellissima e – come aveva intuito – puttana al punto giusto. E tanto le bastava, avere l’occasione di poter godere del suo corpo, valeva anche l’eventualità di vedere il loro campo di battaglia invaso da quella turgida e ingombrante protuberanza che, aggirandosi come un rapace sui corpi delle due donne, conduceva una lotta senza quartiere per conquistare tutti i boschetti e i fiori segreti che si agitavano e pulsavano innanzi agli stralunati occhi del ragazzo.   

Il punto era che quella ragazza l’aveva accesa, aveva messo in moto meccanismi che da tempo non ricordava: un improvviso calore bruciante in mezzo alle cosce che, risalendo a velocità supersonica verso il cervello, la sferzava, la scuoteva, la liquefaceva, in ogni centimetro del suo corpo reso fremente dall’aspettativa e dall’immaginazione che cavalcava veloce come il vento ogni volta che con lo sguardo carezzava il suo corpo e le sue curve.    

Li aveva incontrati in discoteca quella sera stessa, era scesa in pista dopo il terzo mojito, con l’intento di dimenarsi un po’, così, tanto per divertirsi a svelare il suo corpo fasciato nei mini-short e compresso dal corpetto a balconcino ai concupiscenti sguardi dei maschietti, che avrebbe inevitabilmente lasciato a bocca asciutta. In fondo la eccitava constatare quanto il suo flessuoso corpo maturo, non era più una ragazzina e lo sapeva, slanciato e tonico, potesse attrarre i ragazzini, così come l’attirava l’idea di concedere loro un sogno, per quanto certamente irrealizzabile.    

Mentre si agitava svogliatamente, visto che la musica non era travolgente e i tre mojto non sufficienti ad ignorarla, aveva avuto una visione. Li aveva visti. Lui, una montagna di muscoli priva di ogni grazia, che goffamente cercava di tenere il ritmo della musica, riuscendo solo a rendersi ridicolo. Lei, invece, una specie di dea che agitava sensualmente un corpo perfetto, poco celato dal suo cortissimo e trasparente vestitino bianco che riluceva alla luce delle strobo, in un modo che riconobbe immediatamente, giacché sembrava proclamare solo e soltanto lussuria, piacere e soddisfazione di desideri proibiti.    

Dopo essersi avvicinata alla coppia, non volle sapere se era stato un caso o una conseguenza di un cenno d’intesa dei due, quando la mano di lui, nella ressa procurata da decine di corpi che sparavano feromoni a tutto spiano, si era adagiata sui suoi glutei alti e sodi e l’aveva palpeggiata a lungo. Stava quasi per mandarlo a farsi fottere quando incrociò lo sguardo complice di lei che pareva dirle di lasciarlo fare perché lei avrebbe saputo come ricompensare l’eventuale disagio che il suo compagno le stava provocando e lo avrebbe fatto volentieri dovunque avesse voluto.    

Tornati al tavolo, sulla faccia da eterno bambinone di lui lesse la delusione, quando lei aveva dichiarato di essere lesbica convinta e di non gradire rapporti eterosessuali. Le sembrò che la serata stesse per andare a monte, ma solo per un attimo, poiché quella splendida dea le prese la mano e le disse: “Verresti a bere un drink da noi?” e quel drink ora lo stava bevendo direttamente dal membro del suo ragazzone, stando attenta che neanche una goccia sfuggisse dalle sue labbra perfette mentre lei il suo lo aveva già gustato prendendosi il dolce miele che era colato dopo aver usato la lingua e prima di sostituirla con le sue lunghe dita, da quel perfetto fiore che era il suo sesso.    

Adesso che il ragazzone si era svuotato, toccava a lei prendersi quel piacere che stava sognando e aspettando dall’inizio della serata e riportarsi completamente sotto la dea per finire quel 69 interrotto dalle voglie turgide del muscoloso animale da monta, che ora giaceva inerte sul letto. L’idea del suo bellissimo viso e della sua bocca ancora sporca del seme di lui stessero per affondare in mezzo alle sue cosce per cibarsi di lei poi la stava eccitando in maniera incontrollata, la sensazione di liquido piacere stava salendo oltremisura dentro lei e quando la lingua cominciò a penetrarla per fermarsi decisa a stuzzicare il suo clitoride gonfio si sentì esplodere l’orgasmo senza riuscire a fermarlo, riuscendo a non gridare solo affondando il viso tra le sue dolci labbra perfettamente lisce e profumate dell’abbondante miele che continuava a colarle nell’interno delle cosce, un urlo soffocato anche mordendo il piccolo clitoride. Un morso che provoca anche nella bellissima ragazza un orgasmo immediato, e così, allacciate l’una nell’altra, lasciarono consumare le onde del loro piacere.    

Tutto sommato era stata una serata interessante, come non le capitava più da tempo, anche se comunque la geometria continuava a non interessarle così come non le interessava il sesso etero. Lasciando l’appartamento della coppia con lui ancora sdraiato da un lato del letto quasi addormentato e lei semiesausta dall’altro lato, un pensiero nasce nella sua testa, “Saranno anche più giovani di me, ma non sono per nulla resistenti”, un sorriso sulle labbra e si allontana per tornare a cacciare…

Delusioni


La delusione… sapete cosa significa? È quando ti aspetti che una determinata cosa accada o che una persona faccia o dica qualcosa, e quando questo non accade ti senti come se ti avessero preso a calci nella pancia…

Come ci si difende dalle delusioni? Non aspettandosi più nulla dalle persone a cui tieni e che credevi tenessero a te, a loro non interessa nulla in realtà di come stai e di come ti senti, quindi impara a non aspettarti nulla perché nulla avrai, dimenticati di tutti perché intanto tu non sei nei loro pensieri e non sperare di ritornarci, crederlo ti fa solo stare peggio

Così almeno non sarai sempre delusa, tanto non importa a nessuno, impara a non farlo importare neanche a te 

Tredicesima Luna


Questo mese avremo l’Esbat di luna blu, la tredicesima Luna.

Vi ripropongo la filastrocca delle tredici lune che io ho sempre adorato…..

Piccola filastrocca delle 13 Lune )O(

A Gennaio la luna sorge per i Lupi

Il ghiaccio di Febbraio promette tempi cupi

A Marzo con il vento la luna è ancora Bianca

E la Lepre ad Aprile di saltare non si stanca

Le Coppie di Maggio stanno ad amoreggiare

E a Giugno il Miele trabocca dall’alveare

Nei campi le Erbe a Luglio raccogliamo

Le Granaglie di Agosto allegri falciamo

Con Bacco a Settembre il Vino non langue

La luna di Ottobre si tinge di Sangue 

A Novembre la nebbia dal bosco proviene

E la luna di Quercia a Dicembre sovviene

Se in un mese due volte la luna appare, è detta la Blu e tredici Esbat puoi contare. 

Benedizioni )O(

Silenzi


Silenzi
Silenzi colpevoli
Silenzi orgogliosi
Silenzi disperati
Silenzi che urlano con più forza di un uragano
Silenzi di lacrime che rigano le guance
Silenzi che non credevi possibili
Silenzi che non vuoi più sentire
Silenzi che ti uccidono dentro, ti divorano, ti svuotano 
Silenzi di chi non ti desidera più o forse non l’ha mai fatto
Silenzi che sono l’illusione che va in pezzi
Silenzi a cui non puoi neanche dire “addio”

Silenzio, come quello del mio cuore…

Tracce nella neve


Muoversi è una fatica, mi sento pesante, chiusa nel guscio della mia nostalgia, nelle parole non dette, nei pensieri nascosti, nei baci non dati.

Le mani bruciano al ricordo del calore della tua pelle, bruciano nel freddo dell’aria delle sensazioni che non proveranno più, mani fatte per carezzare il tuo viso, per cogliere ogni brivido.

I miei occhi stanchi non vedono più che ombre, ombre di ciò che una volta eravamo e di ciò che avremmo potuto essere insieme io e te. Occhi che piangono lacrime gelate che scendendo lasciano scie ghiacciate sul mio viso.

Voltarsi indietro e accorgersi che la mia vita è fatta solo di tracce nella neve