La mia terra


Io, figlia di una terra di confine tra il blu profondo del mare e il cobalto del cielo infinito, immersa nel verde delle valli che portano al mare e alle sue scogliere affilate.

Come la mia terra cerco i contrasti che mi definiscono, cerco il confine che mi porta in alto o mi sprofonda nel nero assoluto, cerco l’altra parte, quella che nel contrasto mi completi

Le ali della notte


Urlano le voci nella mia testa, urlano la loro rabbia, urlano l’inutilità del mio essere, urlano fino a farmi scoppiare la testa, urlano BASTA!

Lei è la mia rabbia, il mio manicomio, lei sbatte la testa contro quel muro che mi divide dalla realtà, dal mondo che devo sfuggire, lei è il mio demone che ride della mia non-vita, lei ha ragione e io torto… soffoca la mia non-vita con la sua non-morte e vorrebbe precipitarmi in quel nero baratro in cui mi governerebbe in assoluto

Eppure io sono qui, le mie nere ali fendono il vento, la pioggia si mescola alle lacrime diventando un tutto sul mio viso, io sono qui in volo sul merdoso mondo in cui lei vorrebbe schiantarmi, sono qui accanto alle tue luminose ali che bruciano e rigenerano le mie nere appendici

Sono qui, sulle ali della notte…

Forse


Alla fine io sono tutto e il contrario di tutto, che non è niente, ma neanche qualcosa, rimbalzo scalza da un muro ad un altro senza sapere mai dove verrò sbattuta dopo e rimbalzo dopo rimbalzo la testa si scolla dal corpo e muore un pochino di più, taglio dopo taglio le braccia si riempiono di tutto quello che non vuole più stare dentro e deve uscire per farmi sapere che forse sono ancora viva, bruciano ogni secondo di più in questa testa malata che non sa più pensare se non a qualcosa che non può avere e la pioggia cade come tante gocce rosse sul pavimento immacolato che ho pulito con le mie lacrime

Forse non sono normale, ma in fondo chi può dire cos’è normale e chi può dire che l’unica normale non sia io?

Sono qui e non so dove sono, sono qui e non vorrei esserci, sono qui e forse sono ancora viva….forse

Tempo


Insegui una giornata senza tempo

Sicura della tua sostanza

Debole nelle tue paure

Porti con te solo il tuo pensiero

Che a lei si rivolge senza timore

Eppure nel tuo tempo non c’è la sua presenza

Tempo che non ti appartiene più senza lei

Tempo che sfugge tra le dita

Di una giornata senza tempo

Colori scuri e acqua


Ombre scure sotto gli occhi, segnati dalle lacrime mai versate per un cuore mai completamente riparato.

Mente offuscata da pensieri che non hai il coraggio di trasformare in realtà, che ti rendono pesante anche il solo respirare.

Corpo che non senti più tuo, non lo hai mai sentito tuo, ma lei era riuscita quasi a farti credere il contrario.

Così sono io adesso, un impasto di colori scuri e acqua.

Silenzi


Silenzi
Silenzi colpevoli
Silenzi orgogliosi
Silenzi disperati
Silenzi che urlano con più forza di un uragano
Silenzi di lacrime che rigano le guance
Silenzi che non credevi possibili
Silenzi che non vuoi più sentire
Silenzi che ti uccidono dentro, ti divorano, ti svuotano 
Silenzi di chi non ti desidera più o forse non l’ha mai fatto
Silenzi che sono l’illusione che va in pezzi
Silenzi a cui non puoi neanche dire “addio”

Silenzio, come quello del mio cuore…

Come ci siamo conosciute


Non ricordo come ci siamo conosciute.
Sarà stato uno di quei primi giorni di un autunno
confuso ancora con l’estate.
Immagino che ci saremo almeno strette la mano,
circondate dalla confusione, dalla gente…
Non ricordo come eri vestita, avrai avuto
un maglione leggero, pantaloni blu…

Non ricordo come erano i tuoi capelli,
se raccolti o sciolti sulle spalle…
Non ricordo quali parole ci siamo scambiate,
suppongo le solite che si usano per presentarsi,
banali, quasi obbligate…
Dettagli che la ragione accantona, lascia svanire,
così, in un soffio.

Ma il cuore batte su altre frequenze,
sente in un altro modo,
percepisce,
va oltre una semplice stretta di mano,
una parola, uno sguardo.
Fa presagire e intuire, sussurra emozioni.
E memorizza l’essenziale.

Ricordo come ci siamo conosciute.
Lunedì di un settembre ancora caldo,
uno di quei primi giorni d’autunno con il cielo
che sembra svanire in un bianco lattiginoso
e le foglie che già si lasciano calpestare…
L’aria tiepida,
una carezza calda che ricorda l’estate appena sfumata.
Il cortile della scuola, il solito vociare sommesso,
i bambini che corrono.

Ricordo una stretta di mano decisa
e uno schietto scambio di sguardi.
Ricordo come eri vestita,
una polo azzurra, jeans, occhiali da sole.
Ricordo i tuoi capelli, per una volta sciolti sulle spalle.
Ricordo la tua risata bella, pulita,
i tuoi occhi scuri carichi di luce,
la tua immediata simpatia,
la tua innata dolcezza.

Due cuori


❤️ ❤️ Due cuori, il mio e il tuo, vicini…… il mio è quello stanco, ferito, tagliato, calpestato, sputato, insultato, pugnalato, deriso… come dici, non si riconosce?

Certo, vicino al tuo è tornato nuovo…

Ti amo

L.

Incubi


Incubi che popolano la notte, quando il soffitto é l’unica cosa che rientra nel mio campo visivo, quel maledetto soffitto di cui conosco ogni singola crepa, quelle stesse crepe che contornano il mio cuore e da cui la mia vita fugge ogni giorno un poco piú velocemente
Incubi che affondano i loro artigli nella mia anima per lacerarla in pezzi sempre piú piccoli e disperderli nel vento impossibile della mia mente
Incubi che rendono ogni notte una sofferenza infinita, sperando che la luce dell’alba non si trasformi nel crepuscolo del mio corpo

Incubi, incubi che amo piú della mia stessa vita
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